di Niccolò Salvioni, avvocato

(Un’interpretazione di una recente risposta del Consiglio Federale ad una interrogazione parlamentare)

La recente risposta del Consiglio federale del 21 novembre 2024 all’interrogazione 23.1045 del consigliere nazionale Paolo Pamini rappresenta un momento importante per il dibattito sulla neutralità svizzera.

Per la prima volta, negli ultimi due anni il Consiglio federale riconosce ufficialmente la neutralità permanente della Svizzera, sancita dal Congresso di Vienna del 1815, come parte del diritto consuetudinario internazionale.

Questa nuova interpretazione introduce una prospettiva storica e giuridica inedita, ma al contempo solleva interrogativi sul futuro dell’istituto della neutralità in un contesto geopolitico sempre più polarizzato.

La qualificazione giuridica della neutralità perpetua della Svizzera quale diritto consuetudinario internazionale è giuridicamente sostenibile, basandosi su una lunga tradizione storica, una prassi consolidata e il riconoscimento internazionale. Tuttavia, è essenziale che la Svizzera mantenga una condotta rigorosa e coerente per non erodere la percezione di neutralità.

Tale definizione della neutralità perpetua comporta, infatti, anche dei doveri: la Svizzera deve attenersi rigorosamente alla sua neutralità, evitando qualsiasi comportamento che possa compromettere la percezione della sua imparzialità e deve anche dimostrare che eventuali cooperazioni internazionali, come quelle in ambito militare, non violano i principi fondamentali della neutralità, mentre dal canto loro gli altri Stati (o organizzazioni sovra statali) sono giuridicamente vincolate a rispettare la neutralità svizzera, evitando di esercitare pressioni o di coinvolgerla direttamente o indirettamente in conflitti.

Dunque, il riconoscimento operato dal Consiglio Federale rafforza non solo chiarisce e rafforza lo status giuridico della neutralità permanente elvetica, ma anche -sebbene solo indirettamente- il suo ruolo come pilastro della stabilità e sicurezza europea e internazionale.

Un Bivio per la Sicurezza Svizzera:

La neutralità perpetua, riconosciuta alla Svizzera nel 1815 grazie alla neutralizzazione operata dalle cinque grandi potenze europee per garantire la sicurezza regionale, si arricchisce oggi di un significato rinnovato. Non è solo una difesa del Paese, ma un elemento di politica estera volto alla stabilità europea. Questo legame tra neutralità e sicurezza interna ed esterna si manifesta ancora più chiaramente in un contesto geopolitico segnato dall’escalation del conflitto tra Occidente e Russia.

La Svizzera si trova ora a un crocevia: privilegiare la sicurezza derivante dalla neutralità armata indipendente o spostarsi verso una difesa convenzionale con il sostegno di alleati.

La recente politica federale sembra avere favorito quest’ultima opzione, con un approccio più dinamico che include esercitazioni e collaborazioni militari selettive. Tuttavia, questa evoluzione oggi solleva interrogativi sulla coerenza con l’impegno assunto nel 1815 alla perpetuità della neutralità e al suo ruolo nella sicurezza regionale. Infatti, la neutralità svizzera era stata concepita anche come garanzia di stabilità europea: un cuscinetto di sicurezza tra potenze. Questo ruolo appare oggi messo in discussione, con il rischio che l’adattamento geopolitico comprometta la credibilità e l’integrità di un pilastro della politica estera e dell’identità nazionale.

La Neutralità come Bersaglio Strategico?

L’inclusione della Svizzera nella lista russa dei Paesi ostili, insieme alla sua partecipazione al Partnership for Peace (PfP) della NATO, a seguito della recente escalation in atto nel conflitto, rischiano di ridurre la sicurezza della Confederazione anziché aumentarla. La percezione di un allineamento con blocchi militari rende la Svizzera vulnerabile, trasformandola -paradossalmente- in un possibile obiettivo strategico per la Russia.

Le infrastrutture critiche svizzere – come quelle energetiche, dei trasporti e finanziarie – potrebbero essere bersagli di attacchi ipersonici selettivi, causando danni gravi non solo a livello nazionale, ma anche europeo. Questo rischio non è mitigabile da sistemi difensivi convenzionali come Skyshield né dalla NATO, poiché l’articolo 5 del suo statuto non si applica alla Svizzera.

Le dinamiche che hanno portato Paesi come Finlandia e Svezia ad abbandonare la loro neutralità per optare per una difesa convenzionale non sono direttamente applicabili alla Svizzera. Mentre questi Paesi hanno scelto di entrare nella NATO per affrontare minacce percepite come immediate e dirette, la Svizzera rischia di compromettere il suo ruolo unico – e ormai tra i pochi rimasti – quale pilastro di sicurezza eurasiatica e mediatore imparziale sul continente europeo. Un ruolo che, tuttavia, potrebbe essere già stato irrimediabilmente eroso dalle recenti politiche e percezioni internazionali.

Rafforzare o Erodere la Neutralità?

Il riconoscimento della neutralità come diritto consuetudinario internazionale rafforza il suo valore giuridico e politico, e pone limiti stringenti a reinterpretazioni che potrebbero minarne l’essenza. Misure come il transito di truppe straniere, esercitazioni con alleanze militari e il solo supporto indiretto adottato dall’alleanza che attua operazioni belliche missilistiche di profondità rischiano di compromettere la percezione di neutralità, destabilizzando non solo la Svizzera ma anche, con essa, l’intera Europa.

La neutralità svizzera non è mai stata un semplice principio difensivo, ma un pilastro di stabilità regionale euroasiatica. Nel 1815, essa fu concepita come uno strumento per garantire la pace tra le grandi potenze europee, Impero russo compreso, facendo della Svizzera un elemento cardine della sicurezza continentale. Abbandonare questo ruolo significa non solo compromettere la sicurezza interna, ma anche indebolire un modello che ha contribuito alla stabilità dell’intero sistema internazionale.

Conclusione:

La Svizzera politica deve riflettere con attenzione sulle conseguenze delle scelte attuali. La neutralità non è solo una tradizione o un principio giuridico, ma una strategia chiave per garantire la sicurezza nazionale e regionale. Continuare a partecipare al progetto PfP o a collaborare con blocchi militari in un contesto di conflitto sempre più polarizzato potrebbe trasformare la neutralità da pilastro di sicurezza a vulnerabilità strategica.

Preservare la neutralità significa tutelare non solo il territorio elvetico, ma anche la stabilità economica e politica globali, essenziali per la Svizzera e per l’Europa. La risposta del Consiglio federale dimostra un primo passo importante verso la comprensione di questo valore fondamentale per la sicurezza collettiva, ma rimane essenziale un dibattito aperto e trasparente per evitare l’adozione di compromessi che potrebbero risultare irreparabili.

Niccolò Salvioni, Locarno, Lago Maggiore, Svizzera, 22.11.2024

(collegamento alla domanda – con la risposta del Consiglio Federale:)

https://www.parlament.ch/…/suche-curia-vista/geschaeft…)